Oggi andiamo a trattare un argomento interessante: vediamo insieme cosa è la libertà finanziaria, un concetto che può essere visto in tanti modi diversi.
Se vuoi saperne di più sull’argomento, non devi far altro che metterti comodo e dare un’occhiata ai prossimi paragrafi. Buona lettura!
Che cos’è la libertà finanziaria
Che cos’è la libertà finanziaria? La libertà finanziaria può essere intesa sotto molteplici aspetti, ad esempio come la possibilità di avere sempre soldi in tasca per fare quello che si vuole, oppure l’assenza di debiti o mutui con le banche.
Ognuno di noi deve interpretarla come vuole, ma ci sono dei principi cardine sui quali voglio soffermarmi, che molto spesso diventano dei limiti allo sviluppo di un business.
Il concetto fondamentale sotto l’aspetto della libertà finanziaria è quello di finanziamento buono e finanziamento cattivo. Molto spesso capita che un imprenditore ha una buona idea di business ma non ha la possibilità finanziaria di svilupparla nell’immediato. Per poterlo fare deve aprirsi al mercato, magari con un investitore esterno o un nuovo socio, oppure deve rivolgersi alle banche.
In questo caso non entrerò nel merito di quale sia la scelta migliore tra le due, perché la cosa più importante è capire la finalità dei fondi che si vanno a reperire sul mercato. Se ci si va ad indebitare o far entrare una nuova persona all’interno del proprio business per effettuare un investimento allora parliamo di debito buono. Se, invece, lo si fa esclusivamente per coprire delle spese già esistenti, allora parliamo di debito cattivo.
Una spesa che diventa un investimento è una spesa che viene sostenuta per aumentare il fatturato, o almeno quello è l’obiettivo. Una spesa invece che rimane fine a se stessa e non diventa un investimento non impatterà mai sul fatturato.
Il concetto di debito buono
Cosa si intende con il concetto di debito buono? Nel momento in cui ci si va a rivolgere ad un finanziamento per poter poi sviluppare una parte di business che potrebbe farti aumentare il fatturato, si va a contrarre il debito buono.
Facciamo un esempio. Ti sei reso conto che un determinato servizio che stai proponendo, se sviluppando in un certo modo, potrebbe darti ulteriori margini di guadagno. Per apportare tale sviluppo hai bisogno di 150.000 euro, magari richiedendo un mutuo, ma con l’aiuto del tuo consulente, o meglio anche Metodo Vics, hai già sviluppato un business plan ad hoc e una pianificazione finanziaria e strategica che ti porteranno a guadagnarne 500.000 euro.
Puoi ben capire che, se devi prendere un finanziamento di 150.000 euro per ottenere 500.000 euro, al di là del tasso di interesse, avrai comunque fatto un finanziamento buono e quindi va sempre la pena effettuarlo ed investire in questo modo.
La stessa cosa vale anche nel caso in cui decidessi di rivolgerti ad un investitore esterno che va ad iniettare la liquidità necessaria nella tua azienda per realizzare il tuo progetto. Anche se poi l’investitore ti chiederà una percentuale in più, oltre alla cifra investita, non dovrai preoccuparti, perché tu sai già che grazie a quella liquidità riuscirai a sviluppare il tuo progetto e aumentare notevolmente il tuo fatturato.
Il concetto di debito cattivo
Cosa si intende con il concetto di debito cattivo? Nel momento in cui ci si va a rivolgere ad un finanziamento solo per coprire una problematica pregressa, si va a contrarre il debito cattivo.
Cosa si intende con problematiche pregresse? Ad esempio, potrebbe trattarsi di un mancato pagamento di un fornitore, oppure una problematica con il fisco. Nella maggior parte dei casi non ha senso prendere un finanziamento, ma basta semplicemente stabilire un piano di rateizzazione.
Al tempo stesso, però, si può procedere con la richiesta di un finanziamento, come ti ho detto nel precedente paragrafo, in modo da tale da spingere il tuo business e aumentare il fatturato.
Al giorno d’oggi le difficoltà di reperimento di liquidità sono davvero molteplici, ma proprio per questo motivo è importante scegliere la giusta destinazione della liquidità che si riesce a reperire.